È la fotografia il tratto distintivo del nuovo progetto culturale attraverso cui la Fondazione di Venezia celebra i 1.600 anni della nascita del capoluogo lagunare, proponendo in sedi distinte e sotto angoli visuali differenti un racconto di Venezia attraverso cui far emergere gli aspetti più iconici della città insieme alla complessa evoluzione dell’ultimo secolo. La fotografia come “fil rouge” per omaggiare l’importante traguardo della città lagunare attraverso due mostre, allestite rispettivamente nella sede di Rio Novo e alla Casa dei Tre Oci, in grado di raccontare una Venezia che nel corso dei secoli ha avuto una mutazione significativa.
La prima mostra “Venezia, Gianni Berengo Gardin e Maurizio Galimberti. Due sguardi a confronto”, costruisce un originale percorso parallelo in cui i due grandi maestri veneziani della fotografia del Novecento accompagnano il visitatore lungo un ideale itinerario della città veneziana, fatto di iconiche immagini in bianco e nero e di dinamiche istantanee in formato Polaroid. «È la dimostrazione di come le differenze di stile possano arricchirsi a vicenda, in un dialogo a distanza che costituisce vera poesia» ha commentato il curatore della mostra Denis Curti. Attraverso i loro personalissimi ed inconfondibili stili, impressi in oltre una ventina di scatti, i due fotografi consentono all’osservatore di cogliere in maniera più puntuale l’essenza profonda di luoghi, architetture, persone e relazioni.
La seconda mostra “La Venezia umana – La Venezia disumana“, collocata nelle Sale De Maria della Casa dei Tre Oci, accompagna, invece, il visitatore in una serie di contraddizioni della città, fatta di luci e ombre, raccolte in due sezioni indipendenti, ma fortemente legate fra di loro.
Nella parte dedicata a “La Venezia umana”, lo strumento narrativo è costituito da una serie di fotografie selezionate dalla produzione di Sergio Del Pero, considerato uno dei più grandi fotografi italiani del 900’. Nelle immagini di Del Pero si racconta una Venezia incarnata dai suoi abitanti, fatta di fatica e speranze, forza e fragilità, svago e lavoro. Una Venezia popolare e comune, che l’artista immortala con tecniche compositive e di stampa molto particolari. La sezione dedicata a “La Venezia Disumana” è invece sintesi della forza espressiva di ventiquattro diversi fotografi che hanno voluto narrare con le proprie fotografie una realtà sempre più difficile da gestire, mettendo in luce tutti gli aspetti negativi di una Venezia che è stata progressivamente spogliata della sua vocazione ad essere luogo da abitare e da vivere nel quotidiano.