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Simulazione interplanetaria

ll 28 gennaio 2022 a Houston (USA) ha preso il via un esperimento della Nasa che simula un viaggio interplanetario di 45 giorni verso Phobos, una delle due lune di Marte. All’interno di un habitat, che secondo la Nasa “riproduce i rigori delle vere missioni di esplorazione spaziale”, c’è un equipaggio di 4 volontari, che si sottoporranno a una serie di test scientifici. 

La missione in questione si svolge al Johnson Space Center di Houston: una struttura pensata per riprodurre almeno alcune delle criticità che un equipaggio umano potrebbe sperimentare affrontando un viaggio così lungo, in un ambiente ristretto e isolato. Infatti, fino al 14 marzo (giorno in cui l’esperimento si concluderà) le comunicazioni con l’esterno saranno possibili via telefono soltanto con il centro di controllo di missione della NASA e, soltanto una volta alla settimana, con la propria famiglia. Anche in questo c’è un elemento di stress: le comunicazioni, infatti, saranno “rallentate” di proposito per simulare ciò che accade nella realtà, ovvero che i segnali subiscono un graduale ritardo man mano che ci si allontana dalla Terra. 

Invece, sul piano fisico, ci si mantiene in forma quotidianamente; dal punto di vista tecnologico tutti hanno una buona attitudine nel comprendere il funzionamento di nuove tecniche e specifiche tecnologie, avendo già un background di studi scientifico. L’aspetto curato di più nelle due settimane prima della missione è stato quello psicologico, senza l’aiuto di alcun training specifico.

L’habitat è formato da due livelli nella unità principale, da un modulo igienico e un air lock, per un totale di circa 150 metri cubi sul piano volumetrico.

Una volta all’interno, ci sono una serie di attività da svolgere, alcune delle quali verranno comunicate solo una volta dentro il modulo, altre sono già note ma non possono essere divulgate. Oltre a dedicarsi ai test in programma, c’è la possibilità di fare ginnastica con pesi e cyclette), ci si può dedicare alla manutenzione dell’habitat… Sarà consentito leggere libri e riviste, ascoltare musica, ma non saranno ammessi dispositivi collegati a internet. In compenso si possono utilizzare giochi da tavolo.

In questa “missione” a essere messa sotto controllo è la salute mentale di un team quando si creano condizioni di altissimo stress, prima di tutto a causa dello spazio ridotto (l’habitat è più piccolo, per esempio, della Stazione spaziale internazionale). I partecipanti a questa prova verranno monitorati 24h su 24h attraverso telecamere per capire come queste condizioni influiscono sulla qualità dell’interazione del team: in particolare sulla capacità di prendere decisioni in autonomia – anche e soprattutto quando si verificano problemi e malfunzionamenti della navicella/habitat, con e senza il supporto del Mission Control – ma anche sulla capacità di compiere altre operazioni come condurre esami medici, fare autodiagnosi ecc. Il tutto punta a permettere all’uomo di inoltrarsi un domani nello spazio inesplorato e allontanarsi ancora di più (rispetto a oggi) dalla Terra in missioni di lunga durata.