La politica del figlio unico nasce in Cina nel 1979 con l’obiettivo di controllare le nascite, dal momento in cui il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Deng Xiaoping, si rese conto che il tasso di crescita della popolazione non poteva più essere sostenuto dal punto di vista economico; la popolazione cinese aumentava di circa 30 milioni di persone annue e nel 1979 rappresentava ¼ della popolazione mondiale.
L’idea era quella di frenare le nascite in modo da poter aspirare a una crescita economica ad alti ritmi, ma i problemi furono altri: ciascuna donna aveva bisogno di un permesso rilasciato dalle autorità locali per avere un bambino, chi non lo riceveva era costretto ad abortire.
Ogni anno in Cina sono stati compiuti circa 14 milioni di aborti forzati, rappresentando il 25% del totale di aborti avvenuti nel mondo.
Molti bambini sono venuti al mondo illegalmente e di conseguenza non vennero registrati alle anagrafi: oggi non godono dei diritti politici o sociali basilari, come il diritto alla salute con accesso agli ospedali.
La politica del figlio unico venne abolita dalla Corte Suprema nel 2013, riuscirono a mostrare la sua violazione dei diritti umani; venne ufficialmente cambiata nel 2015 quando il Partito ha cominciato ad attuare la politica del secondo figlio.
Questa nuova politica aveva l’obiettivo della crescita demografica, ma il vero obiettivo dovrebbe essere colmare la differenza di quantità tra l’abbondanza della popolazione adulta e carenza di giovani.