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Perché investire in Cina

Molti investitori si interrogano oggi su quanto sia conveniente investire in Cina e quali siano le prospettive economiche e finanziarie di quello che è diventato ormai un colossale mercato nel cuore dell’Asia orientale.

Per rispondere a queste domande, partiamo dal parere degli analisti.
Nel marzo 2022 il tasso di inflazione in Cina si attesta all’1,5%, più di quanto stimato dagli analisti (1,2%) e del dato riferito al mese precedente (0,9%). Si tratta, comunque, di un dato più basso rispetto a quanto osservato nelle principali economie europee.
A causa dei ben noti problemi che hanno interessato gli scorsi mesi e anni, così come delle recenti carenze energetiche, il 2021 si è caratterizzato come un anno estremamente volatile. Ciò ha portato il governo cinese a decretare una riduzione delle riserve bancarie così da liberare 1.200 miliardi di yuan (circa 176 miliardi di dollari) da immettere gradualmente nel sistema economico.

Dati positivi provengono dall’export, settore trainante per il PIL cinese, che si caratterizza per l’elevata concentrazione di molte fasi della catena di distribuzione globale nell’ambito operativo delle imprese cinesi.
Queste ultime, a causa dell’aumento del costo della manodopera, hanno però visto ridursi progressivamente i propri margini di remunerazione.

Nel Quattordicesimo Piano Quinquennale approvato dall’Assemblea e dalla Conferenza consultiva cinese sono stati fissati alcuni pilastri per i prossimi anni:

  • Dual Circulation: strategia di sviluppo che si basa sul mercato sia interno che esterno. Gli obiettivi principali riguardano il raggiungimento dell’indipendenza tecnologica e di un PIL pro-capite di 33.000 euro entro il 2035.
  • Indipendenza scientifica e tecnologica: individuano 10 settori strategici in cui implementare tale politica.
  • Nuova Urbanizzazione: volta a ridurre il divario tra le fasce più ricche e le più povere del paese, trasformando il modello economico basato sull’agricoltura in un sistema fondato sui servizi, con enormi prospettive di crescita in termini di opportunità di investimento e posti di lavoro.
  • Green Development: si tratta di un ambizioso progetto i cui obiettivi prioritari riguardano la dismissione di circa 700 GW di centrali a carbone (pari all’incirca all’intera capacità energetica installata in Europa) e la riduzione delle emissioni di CO2 di 12Gt l’anno.
    Gli investimenti – udite udite! – sarebbero pari a circa 15 trilioni di euro in 10 anni!

In conclusione, benché gli ultimi anni e, soprattutto, gli ultimi mesi abbiano rappresentato una grande sfida per qualsiasi paese con particolare riferimento alla crescita e alla stabilità del sistema economico, la Cina sembra avere le carte in regola per sostenere l’impatto e rilanciare, creando piani di sviluppo ambiziosi che, con il tempo, potranno mutare drasticamente il volto della potenza orientale.

Per rispondere alla domanda fatta a inizio articolo, dunque: vale la pena investire in Cina?
La risposta è sì, specialmente in quei settori (quali la crescita green, le tecnologie e i settori industriale e immobiliare) sui quali il governo cinese punta per la crescita.
L’enorme mole di investimenti pubblici e privati che potrebbe interessare le imprese cinesi porterà senz’altro, secondo le stime, a una crescita del benessere che rientra nella definizione di “benessere condiviso” data dal governo cinese: una crescita non solo economica, ma anche culturale, che consenta a chiunque di vivere secondo standard elevati.