Negli adulti, l’importanza del sonno per l’apprendimento è stata ben stabilita da decenni di ricerche. Ma si sa molto meno su come il sonno e l’apprendimento interagiscano nei neonati, per non parlare di come questa relazione cambi quando i neonati diventano bambini.
Il lavoro di un neonato è quello di imparare e adattarsi a tutto nel loro ambiente, eppure i neonati passano circa il 70 per cento del loro tempo dormendo. Così Fifer e la psicologa dello sviluppo Amanda Tarullo, ora alla Boston University, hanno deciso di vedere se potevano catturare l’apprendimento in azione direttamente mentre i bambini dormivano.
I sonnellini sono un caso particolarmente interessante. Gli studi suggeriscono che siano cruciali per l’apprendimento precoce, ma la maggior parte dei bambini smette naturalmente di sonnecchiare tra i tre e i cinque anni.
Il sonno nei neonati e nei bambini piccoli è molto diverso da quello degli adulti, e i vari schemi di sonno cambiano drasticamente con lo sviluppo dei bambini. I neonati dormono dalle 16 alle 18 ore al giorno, ma procedendo man mano con la crescita, i loro pattern si regolarizzano, fino a scendere ad un pisolino al giorno intorno ai due anni.
Ma quindi perché i neonati dormono così tanto se proprio durante le prime fasi di vita il loro compito è quello di assorbire così tanto dal mondo esterno?
La ricerca suggerisce che il sonnellino gioca un ruolo fondamentale in molte cose importanti che i bambini imparano. “Il sonno è cruciale per l’apprendimento delle prime parole”, dice Manuela Friedrich, una neuroscienziata dell’Università Humboldt di Berlino. In uno studio del 2015, il team di Friedrich lo ha dimostrato presentando a 90 bambini dai nove ai 16 mesi immagini di oggetti sconosciuti.
Durante la visualizzazione di ogni immagine, i bambini hanno sentito il nome dell’oggetto – una parola inventata, come “bofel” o “zuser” – e le registrazioni dell’elettroencefalogramma (EEG) hanno catturato le risposte del loro cervello. Un’ora o due dopo, i ricercatori hanno testato il ricordo dei bambini mostrando di nuovo le immagini, abbinate al nome dell’oggetto che avevano sentito prima o a una diversa parola inventata. Poiché i bambini erano troppo piccoli per pronunciare i nomi degli oggetti, i ricercatori hanno esaminato le registrazioni EEG per verificare che avessero fatto il collegamento. Nello studio di Friedrich, la presenza di un blip avrebbe mostrato che un bambino era sorpreso di sentire l’oggetto accoppiato con la parola “sbagliata”, indicando che il bambino aveva precedentemente imparato un’associazione parola-oggetto.
Le registrazioni EEG suggerivano che i bambini che avevano fatto un pisolino prima dei test di memoria ricordavano le coppie parola-oggetto che avevano visto in precedenza. Coloro che non avevano dormito, invece, non lo facevano. Non solo, ma i bambini che sonnecchiavano sembravano raggruppare gli oggetti che avevano imparato in categorie: Quando vedevano nuovi oggetti simili a quelli che avevano visto in precedenza, la loro attività EEG suggeriva che si aspettavano una parola imparata in precedenza. In altre parole, dice Friedrich, “mentre i bambini dormivano, il loro cervello estraeva il succo delle esperienze precedenti”.
Dunque, i sonnellini possono aiutare i giovani a consolidare i ricordi in un momento in cui stanno imparando grandi quantità di informazioni cruciali. “La scienza sembra suggerire che c’è un ruolo unico del sonnellino” nello sviluppo cognitivo precoce, dice Simona Ghetti, una psicologa dello sviluppo presso l’Università della California, Davis, e coautrice di un articolo del 2020 nella Annual Review of Developmental Psychology sulla memoria nel cervello in via di sviluppo.
Tutto ciò ci conduce ad un’altra domanda importante: “Perché smettere di sonnecchiare quando è così importante?” Poiché i bambini abbandonano i sonnellini in un intervallo di età abbastanza ampio, dai tre ai sei anni, lei sospetta che la risposta possa avere a che fare con lo sviluppo del cervello.
In particolare, Spencer e Riggins ipotizzano che lo sviluppo dell’ippocampo, una struttura del cervello importante per la creazione di nuovi ricordi, guidi la transizione dal sonnellino regolare. La ricerca sugli animali da laboratorio e sugli esseri umani adulti suggerisce che l’ippocampo agisce come memoria a breve termine per le nuove informazioni apprese durante la veglia; durante il sonno, questi ricordi vengono trasferiti o distribuiti alla corteccia cerebrale per una conservazione più lunga.
Immaginando l’ippocampo come un cestino che si espande con la crescita, nei neonati è molto piccolo e va svuotato spesso; con il passare dell’età, può “contenere” più ricordi senza dover essere continuamente ripulito. Questa teoria, che andrà confermata con nuovi studi, potrebbe spiegare come mai il bisogno di pisolare nei bambini diminuisca crescendo.