Oggi, per raggiungere la Cina dall’Italia basta recarsi al più vicino aeroporto e acquistare un biglietto aereo che vi permetterà di atterrare, in una decina di ore, in una delle tante splendide destinazioni dell’Estremo Oriente.
Nel Medioevo, lo stesso viaggio avrebbe richiesto mesi, se non anni, e sarebbe stato pieno di insidie, predoni e pericoli sparsi lungo quella che per secoli è stata chiamata la “Via della Seta”.
Nel 1254, nacque, a Venezia, il più famoso viaggiatore italiano di tutti i tempi: Marco Polo.
Questi era figlio di Niccolò Polo il quale, insieme al fratello Matteo, entrambi mercanti, raggiunse la Cina nel 1266. I due veneziani riuscirono a guadagnarsi la stima dell’allora sovrano del Celeste Impero, Kublai Khan, nipote del celebre condottiero mongolo Gengis Khan.
Niccolò e Matteo Polo cominciarono a viaggiare sempre più spesso da e verso l’Oriente, portando notizie del Papa a Kublai Khan e viceversa, ma soprattutto cercando di stringere sempre più quel tessuto di rapporti commerciali che legava il mondo mediterraneo alla Cina.
Nel 1271, Niccolò portò con sé anche il figlio diciassettenne, Marco.
Marco Polo, a differenza del padre e dello zio, mostrava un’innata curiosità e spirito d’osservazione che lo portavano a osservare e annotare non solo gli aspetti strettamente commerciali della spedizione ma anche quelli legati alla cultura, ai popoli, agli animali e alle meraviglie che vide nel corso dei suoi viaggi.
Tornato in Italia, Marco Polo cadde prigioniero dei genovesi dopo la sconfitta della flotta veneziana alla Battaglia di Curzola (1298).
In prigione, Marco dettò il resoconto dei suoi viaggi a un intellettuale toscano suo compagno di cella: Rustichello da Pisa.
Nell’itinerario tracciato da Rustichello, Marco salpò dalla laguna di Venezia alla volta di Acri, porto in Terrasanta (l’attuale Israele), dove ottenne alcune lettere indirizzate a Kublai Khan. Si inoltrarono poi tra i deserti della Siria e le montagne dell’Anatolia a dorso di cammello, per dare meno nell’occhio ai briganti lungo la via.
Le loro peregrinazioni per l’Asia mussulmana portarono i Polo a toccare Baghdad, Mosul, il porto persiano di Hormuz e la Tomba dei Re Magi; luoghi splendidi che lasciarono nel giovane Marco una traccia viva e indelebile e che egli riportò nel suo capolavoro: il Milione.
Dopo tre anni, i viaggiatori veneziani raggiunsero finalmente le frontiere della Cina, nel deserto del Gobi. Qui, fermati da alcune guardie, mostrarono le lettere indirizzate a Kublai Khan e vennero condotti a Shangdu, la favolosa residenza estiva degli imperatori.
Alla corte di Kublai Khan, Marco vide per la prima volta meraviglie sconosciute in Occidente: i fuochi d’artificio, la carta, la stampa, le porcellane. Divenne un funzionario dell’imperatore cinese, imparò la lingua e fu molto ammirato da Kublai Khan per la sua intelligenza e curiosità.
Dopo diciassette anni, i Polo ebbero il permesso di tornare in patria a bordo di navi messe a disposizione dall’imperatore.
Il resto della storia la conosciamo già. È la storia di una delle avventure più note ed emozionanti di sempre, trascritta nel Milione e tradotta, già allora, in numerose lingue così da diffondere in ogni angolo del Mediterraneo gli incredibili racconti di un giovane veneziano che aveva, per la prima volta, reso Cina ed Europa più vicine.