Come sappiamo, Pechino cominciò il 2020 prefissandosi l’obbiettivo di diventare una città musicale.
Secondo le linee guida pubblicate dall’ufficio municipale di Pechino per la costruzione del centro culturale nazionale, la capitale della Cina vuole divenire una “città internazionale della musica” nonché “centro globale della musica cinese”, con i ricavi delle sue industrie musicali che raggiungeranno fino a 120 miliardi di yuan (circa 17,23 miliardi di dollari) entro il 2025.
La capitale cinese si sta dunque impegnando ad istituire una serie di parchi industriali per la musica e ad incoraggiare la musica cinese con sovvenzioni. Secondo le linee guida, intende costruireanche una grande piattaforma di big data per la musica online e provvederà a proteggere i diritti d’autore musicali.
L’ufficio ha inoltre dichiarato che la capitale costruirà strutture di musica dal vivo e città della musica per creare e diffondere una “atmosfera di spettacoli dal vivo”. Pechino intende poi creareanche un fondo speciale per l’industria del settore.
La Cina si è avviata pertanto a diventare il primo grande mercato discografico mondiale. Lo streaming ed in particolare gli abbonamenti collegati alla disponibilità di device mobili stanno sconfiggendo la pirateria. Major e indipendenti di tutto il mondo hanno compreso che il mercato cinese è un’enorme opportunità. Il colosso cinese di internet, Tencent Holding, che già possedeva il primo servizio streaming QQ music, ha recentemente acquisito anche due ulteriori piattaforme: Kugou e Kuwo. Tencent Music entertaiment group ha ora 15 milioni di clienti paganti e un market share del 70%. Secondo il vice presidente del gruppo, Andy Ng, gli utenti attivi che accedono alla musica tramite il servizio sono oltre 600 milioni.
La lotta alla pirateria iniziata nel 2015 dal Governo, ha dato i primi frutti, allo stesso tempo i giovani hanno un’attitudine nuova, più orientata a comprendere il valore del contenuto e a pagare per seguire il proprio artista preferito. Per tutte le aziende discografiche è evidente che il mercato cinese sia ad un punto di svolta. Cinquecento milioni di cinesi accedono alla musica legalmente tramite un device e sono i clienti più disposti a pagare.Sicuramente la rivoluzione digitale e i servizi legali di streaming stanno ora costruendo enormi opportunità per l’industria musicale, non solo locale.
Un fatto eloquente comparso in molti giornali finanziari è stata senz’altro la trattativa tra il colosso cinese Tencent Holding Limited e il conglomerato francese Vivendi per la cessione di una quota azionaria della prima casa discografica mondiale, Universal Music Group. Da tempo Vivendi aveva annunciato la disponibilità ad aprire a nuovi soci per la major di Santa Monica. Secondo il recente studio pubblicato da Goldman Sachs “Music in the Air” la major viene valutata tra i 25 e i 32 miliardi di dollari.
Dentro questo scenario la mossa di Universal music, nell’accordo con Tencent ha due potenziali risvolti. Aprire definitivamente il mercato cinese alle star occidentali (Tencent gestisce le principali piattaforme streaming cinesi) e dall’altra parte mettere i propri creativi in contatto con le potenzialità degli artisti cinesi. Una complessa strategia ma che potrebbe generare un enorme ritorno in termini di profitti data la dimensione del mercato asiatico e la percentuale di crescita della musica in questi territori.
Anche in Italia è possibile constatare l’importanza dell’industria musicale cinese: tanto è vero che dal 2018 è possibile usufruire della prima radio interamente cinese in Fm a Milano e Firenze. Si tratta di China Fm, la prima radio italiana con trasmissioni in cinese, dalla musica ai dj e speaker. La prima radio interamente cinese in Fm a Milano e Firenze
La struttura economica di China Fm si fonda inizialmente su investitori della stessa comunità cinese: grossisti, importatori, ristoratori, fornitori di servizi e anche negozi al dettaglio. L’aspirazione non celata è però quella di attrarre anche investitori italiani che desiderino “parlare” alla comunità.
China Fm si affianca così all’esperienza di Radio Italia Cina, una web radio nata a Prato (dove la comunità cinese è storicamente ben rappresentata) e che, trasmettendo via internet, può essere ascoltata ovunque. In questo caso, però, come sottintende il nome stesso, i programmi e la musica sono misti.