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Le Olimpiadi sulla Luna

Può sembrare assurdo ma è successo davvero: nel 1971 e 1972 gli astronauti Alan Shepard, Ed Mitchell, Charles Duke e John Young si sono improvvisati atleti olimpici mentre erano sulla Luna, per celebrare le olimpiadi che si stavano svolgendo a Monaco in quell’anno.

Le prime “Olimpiadi Lunari” si svolsero il 6 febbraio del 1971 quando gli astronauti A. Shepard e E. Mitchell, appena dopo essere sbarcati dall’Apollo 14, si sfidarono lanciando componenti di un raccoglitore di vento solare come fosse un giavellotto e giocarono a golf sulla regolite. All’epoca Shepard affermò infatti di aver lanciato la pallina lontana chilometri e chilometri ma cinquant’anni dopo, tramite il miglioramento delle foto scattate al tempo da parte di un fotografo, si venne a scoprire che in realtà le palline andarono distanti solamente qualche decina di metri. Come testimoniò Mitchell ironicamente, loro furono gli unici partecipanti di questa prima speciale edizione olimpionica, disputatasi cinque minuti prima di tornare sulla Terra.

Ma fu la seconda edizione di queste olimpiadi che balzò agli onori della cronaca internazionale. Queste furono “organizzate” da due astronauti dell’Apollo 16, John Young e Charles Duke; infatti, il 16 aprile 1972 i due si cimentarono sulla Terra in alcune discipline olimpiche, volendo poi battere i record sulla Luna in quanto i lanci degli oggetti sarebbero stati avvantaggiati dall’ambiente lunare. I due astronauti rimasero sulla Luna per circa tre giorni, durante i quali replicarono le discipline sportive olimpiche. “Tony, esco per le Olimpiadi”, questa le parole di J. Young che si leggono in un documento della NASA, in cui sono riportate le intere trascrizioni delle conversazioni tra gli astronauti e il centro di comando sulla Terra, a Houston. L’astronauta iniziò con il lancio del giavellotto e quello del martello. Purtroppo, poco dopo, questa simpatica impresa stava per trasformarsi in una tragedia. Infatti, durante quella che doveva essere la riproduzione della disciplina del “salto in alto”, Duke dopo un salto di 1.2 metri (grazie alla ridotta gravità) cadde all’indietro a causa del peso enorme dello zaino con il supporto vitale; furono attimi di panico, dato che l’impatto con la superficie lunare da un’altezza simile avrebbe potuto danneggiare lo zaino, rompere la tuta e provocare la sua decompressione. L’astronauta in un’intervista dichiarò infatti che il pensiero di morire gli passò per la mente e che fu l’unico vero momento di panico durante tutta la spedizione lunare. Anche perché, se lo zaino e la tuta si fossero rotti, avrebbe perso tutta l’aria e sarebbe morto all’istante. Per fortuna, il tutto resse senza problemi. Il comandante ammonì il collega dicendogli che quello che aveva fatto “non era molto intelligente”, Duke annuì e i due tornarono nella navetta. Così fu messa la parola fine alle Olimpiadi lunari e il tutto si risolse in un aneddoto da raccontare.