Nessun animale si lascia volentieri indietro un pezzo di sé, ma quando tocca decidere tra la vita e la morte, meglio abbandonare una coda che rimetterci la pelle. Le lucertole sono maestre in questa capacità di staccare parti del corpo (autotomia): la loro coda continua ad agitarsi anche dopo la “cesura”, confondendo i predatori e lasciandole libere di fuggire. Molte possono poi rigenerare l’appendice perduta.
Come questo taglio possa avvenire così facilmente nelle situazioni di pericolo rimane un mistero. O, per vedere la questione dal verso opposto: che cosa tiene la coda delle lucertole così ben attaccata al resto del corpo, in tutte le altre circostanze?
Quella dei gechi e di altri piccoli rettili, deve essere in grado di staccarsi rapidamente, a comando, e allo stesso tempo di non essere persa per strada nelle situazioni in cui avere una coda può essere utile – per esempio per fare manovra, o impressionare le partner.
Per capire come le due cose siano possibili in uno stesso animale, gli scienziati hanno tirato le code con le dita, obbligando gli esseri all’autotomia, filmando il tutto con videocamere ad alta velocità, capaci di catturare 3.000 fotogrammi al secondo.
A questo punto gli scienziati hanno esaminato coda e zona amputata al microscopio elettronico. Precedenti ricerche avevano evidenziato che nell’area della frattura i muscoli della coda assumono una conformazione “a presa e a spina”, con alcune protuberanze innestate in altrettante cavità, e che quelle protuberanze sono a loro volta composte da tanti micropilastri. Questa volta il team ha analizzato più nel dettaglio l’interno delle cavità (le “prese”): è emersa una superficie prevalentemente liscia, come se le protuberanze muscolari sfiorassero appena le cavità opposte.
I micropilastri erano inoltre cosparsi di nanopori, spazi vuoti che sarebbero la chiave per tenere la coda attaccata al corpo. Queste intercapedini assorbono infatti l’energia della trazione e mantengono le appendici intatte anche in situazioni di forte deformazione elastica. L’intuizione è stata confermata studiando modelli di coda di lucertole realizzati in vetro e abbinati a cerotti in silicone, con o senza nanopori. Le finte code con nanopori in silicone erano più flessibili, e difficilmente si rompevano nel momento sbagliato.
Come fanno allora le lucertole a perdere la coda a piacimento? Dalle simulazioni si è capito che era 17 volte più probabile che le code si spezzassero quando venivano piegate, rispetto a quando venivano tirate. I video in slow-motion hanno confermato che le lucertole impaurite giravano la coda, cambiandone l’angolazione, quando volevano perderla per sfuggire dalle grinfie dei ricercatori. La ricerca potrebbe servire a migliorare il modo di attaccare le protesi o a perfezionare la capacità adesiva di cerotti e innesti cutanei.