La suddivisione del mondo in Nord e Sud, in funzione del suo sviluppo socioeconomico, è una costruzione geopolitica che avviene prima di tutto negli USA nel secondo dopoguerra.
Il sottosviluppo è una condizione di arretratezza sociale ed economica in cui vive la popolazione di un paese rispetto ai paesi con sistemi economici più avanzati. I paesi poveri, a rallentato sviluppo economico, o in via di sviluppo, erano inizialmente raggruppati nel cosiddetto Terzo Mondo, contrapposto al Primo Mondo, i paesi industrializzati ad economia capitalista, e al Secondo Mondo, i paesi a economia pianificata dell’Europa socialista.
Nel 1989 la caduta del Muro di Berlino determinò la fine del vecchio assetto geopolitico, con la scomparsa del Secondo mondo. Non essendo più evidente una tripartizione in paesi con situazioni economiche diverse, il termine Terzo Mondo cadde in disuso e, per parlare dei paesi poveri in via di sviluppo, si preferì parlare di Sud del mondo, riferendosi alla posizione geografica della maggior parte di essi.
La linea di confine virtuale che separa queste due regioni del mondo è chiamata, nel mondo anglosassone “Brandt line“.
Si considerano come facenti parte del Sud del mondo, tutta l’Africa, l’America Latina, l’America Centrale, l’India, il Sud-est asiatico e molti paesi del medio ed estremo Oriente. All’interno di tali paesi sono distinguibili due tipi di paesi sottosviluppati: quelli con risorse e quelli senza. I primi hanno materie prime all’interno del proprio paese, che potrebbero permettere uno sviluppo economico; i secondi, non avendo né capitali, né risorse, hanno minima possibilità di sviluppo autonomo indipendente.
Per avere un quadro più preciso del grado di sviluppo di un paese, nel 1990 l’ONU ha introdotto l’Isu, l’Indice di sviluppo umano, che si ottiene dalla combinazione di tre dati: la speranza di vita alla nascita, il reddito pro capite e il tasso di alfabetizzazione.