Si alza la tensione sulla crisi migratoria ai confini tra Spagna e Nord Africa. Mercoledì 19 maggio la Spagna ha schierato l’esercito a Ceuta, enclave spagnola in Marocco, dopo l’arrivo in soli due giorni di almeno 8.000 migranti, tra cui donne e bambini, rimandandone indietro circa la metà.
Il premier spagnolo Sánchez, ha visitato di persona Melilla, enclave spagnola in Marocco, per una visita d’urgenza, a conferma che il Paese iberico sta affrontando una crisi migratoria senza precedenti lungo i confini con quello nordafricano.
Secondo i racconti dei media locali, anche a Melilla, come già accaduto a Ceuta, Il premier spagnolo Pedro Sánchez è stato accolto da fischi e insulti.
«È Europa. Quella frontiera è una frontiera europea e quello che succede lì non è un problema di Madrid, è un problema per tutti, perché siamo un’Unione». Lo dice il vicepresidente della Commissione Europe Schinas, intervistato da Rne, la radio nazionale spagnola. Inoltre, aggiunge Schinas, «i nostri vicini, i Paesi di origine e di transito, devono sapere che la migrazione è una parte centrale delle nostre relazioni internazionali».
Sempre parlando alla radio spagnola, Schinas ha avvertito: «L’Europa non si lascerà intimidire da nessuno sulla questione della migrazione. L’Europa non cederà al ricatto dei paesi che strumentalizzano la migrazione», ha aggiunto.
Con parole simili, nella vicenda è intervenuto anche l’alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrel, che ha dichiarato che l’unione Europa farà «il necessario» per appoggiare la Spagna di fronte ai «preoccupanti eventi» dell’arrivo massiccio di migranti a Ceuta, frontiera europea con il Marocco.
«La priorità è evitare la morte dei migranti e tornare alla normalità a Ceuta», ha detto Borrell, che ha parlato al telefono con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. Borrell ha ricordato «i buoni rapporti» fra l’Ue e il Marocco, esortando a mantenerli con una gestione della questione migratoria improntata «allo spirito di cooperazione e dialogo».