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“ClubHouse”, tra inviti e dubbi.

Nel mese di Febbraio ormai tutti hanno sentito parlare del nuovo social del momento. Se siete tra i pochi che non lo conoscono vi facciamo una breve introduzione all’argomento.

Clubhouse è stato lanciato per la prima volta su iOS nell’aprile 2020. L’app è diventata popolare nei primi mesi della pandemia di COVID-19, specialmente dopo un investimento di 12 milioni di dollari nel maggio 2020. A dicembre 2020, l’app contava circa 600.000 utenti ed era accessibile solo su invito, ad oggi seppur resta la politica dell’accesso su invito gli utenti sono arrivati quasi a 2 milioni. Nell’ultimo mese l’applicazione ha avuto un vero e proprio boom e i download dell’applicazione sono cresciuti in modo esponenziale, nonostante Clubhouse sia ancora disponibile solo per Ios e non si sa quando diventerà disponibile anche per Android. L’applicazione è cresciuta notevolmente come popolarità dopo che personalità di spicco come Elon Musk e Mark Zuckerberg ne hanno parlato.

Qual è la particolarità e come mai tutti vogliono entrare in questa élite?

L’applicazione è un social diverso da quelli che abbiamo utilizzato fino ad ora poichè si sviluppa solo ed esclusivamente su una chat vocale o più precisamente in “room”. Un nuovo invitato apre l’app ed entra in una chat vocale in cui si troverà altri utenti a discutere e confrontarsi su vari argomenti tra attualità, politica, strategie di marketing e dibattiti sul social stesso. Una volta entrati nella room a cui si è interessati si potrà solo ascoltare ma quando avremo capito il filo del discorso, potremo chiedere parola ed essere accettati dagli organizzatori per fare un intervento.

Ma c’è una vera applicazione di ClubHouse a livello aziendale?

La domanda sorge spontanea poichè in passato i social sono stati un grande mezzo di divulgazione, crescita e popolarità da parte di tutte le aziende mondiali. Abbiamo davanti una nuova app che da la possibilità, nonchè il limite (dipende dai punti di vista) di poter condividere verbalmente le proprie conoscenze e discutere su argomenti più svariati, insomma ognuno può avere il proprio spazio.

Si percepisce durante l’utllizzo il potenziale che potrebbe avere se usata nella maniera corretta, ma rimane un grosso punto interrogativo sul come farlo. Sicuramente è una app da provare e da analizzare bene, ma chi può sapere se in un futuro entretà a far parte della nostra schermata principale dello smartphone o se le aziende assumeranno un vero e proprio “speaker” per fornire servizi di supporto ai propri utenti?