Menu Chiudi

CINA – UN MONDO IN PIENA EVOLUZIONE

Il 2021 porta in Cina la fine di un lavoro durato ben 33 anni. Infatti, dal primo gennaio è entrato in vigore il primo Codice civile della Cina, composto di 7 libri e 1.260 articoli.

«Il lavoro iniziato tanto tempo fa», ha spiegato Diliberto, ex ministro della giustizia, «ancora prima di piazza Tienanmen, nel 1988 quando un collega adesso in pensione che insegnava diritto romano, Sandro Schipani, ebbe un’intuizione geniale e cioè che essendo la Cina avviata sulla via delle riforme economiche di Deng Xiaoping, introducendo la proprietà privata e l’economia di mercato, avrebbe avuto bisogno di regole giuridiche che non c’erano, e ha iniziato a far tradurre in cinese i testi del diritto romano. Quindi il gruppo dirigente cinese ha potuto accedere direttamente ai testi originali e contemporaneamente noi abbiamo iniziato a formare i giuristi cinesi a Roma con i dottorati. Alcuni di quelli che si sono formati negli anni ’90 sono entrati nelle commissioni redigenti il Codice civile».

Il lavoro per la sua creazione, quindi, è iniziato nel 1988 attraverso la traduzione, in cinese, di numerosi testi di diritto romano, tutto questo grazie a diversi dottorandi cinesi che si sono specializzati all’Università La Sapienza di Roma, imparando il latino e l’italiano.

Tutti i codici civili dei nostri giorni, compreso quello italiano, hanno come punto di riferimento il diritto romano ma giungono a noi attraverso la mediazione del Codice Napoleone del 1804, «mentre i cinesi non hanno avuto la mediazione del Codice Napoleone, sono andati direttamente alle fonti romane, quindi paradossalmente il codice cinese è più legato al diritto romano originario rispetto al nostro», conclude l’ex ministro Diliberto.

Aver scelto il modello romanistico rispetto al modello anglosassone ha portato alla creazione di un Codice civile simile a quello italiano (basato sul “civil law”), infatti il nuovo Codice cinese regola rapporti tra privati e verrà applicato come in Italia; proprio come in Italia, anche in Cina ci sono le Corti.

Questo può rappresentare, per gli operatori economici italiani che vogliono entrare in contatto con imprese cinesi, un vantaggio. Infatti, due giurisprudenze con una base simile possono dialogare e capirsi meglio su vari temi giuridici, come le obbligazioni, la locazione, la legge sulle società, l’usufrutto e il diritto di proprietà.