Alla scoperta del caffè e le sue origini storico-culturali. Dall’Africa all’America e dall’Asia all’Europa, il caffè è una bevanda amata e diffusa in tutti i paesi del mondo seppure in molte varianti. Quando in Italia si parla di cucina e di caffè la questione viene presa sul serio: il caffè è uno sfizio al quale è difficile rinunciare dopo un pasto o all’inizio di una lunga giornata, soprattutto se si tratta del vero caffè italiano.
Origini del caffè
La storia del caffè è antichissima e porta con sé numerose leggende. L’ipotesi più accreditata vede il primo caffè proprio a Caffa, in Etiopia, intorno al 600 d.C., in particolare nella storia di un pastore di nome Kaldi il quale si accorse che le sue pecore diventavano insolitamente energiche dopo aver ingerito le bacche rosse della pianta del caffè. Infatti, inizialmente, del caffè venivano consumate le bacche che senza alcuna preparazione venivano semplicemente masticate.
Da allora la fama del caffè come rinvigorente e medicinale si diffuse e crebbe insieme alle tecniche per consumarlo. Il caffè ora viene tostato e cotto e successivamente bevuto.
Le prime piantagioni di caffè vere e proprie sorsero nello Yemen e anche Arabia ed Egitto vantano numerosi secoli di storia del caffè.
Diffusione del caffè in Europa
Il caffè arrivò in Europa a bordo delle navi che salpavano dal Medio Oriente ai porti di Venezia e Napoli, secondo un’altra leggenda invece, il caffè giunse prima a Vienna dove sarebbe stato trovato all’interno di sacchi abbandonati dai turchi.
Le proprietà eccitanti e mediche del caffè ne fecero una bevanda che potevano permettersi solo i ceti abbienti ma non tutti l’accettarono subito, la chiesa infatti non lo vedeva di buon occhio e credeva che fosse uno strumento diabolico finché papa Clemente VIII lo provò. Al Papa “la bevanda del diavolo” piacque così tanto da farlo rientrare tra le bevande considerate cristiane.
Il caffè in Italia
Ed ecco che finalmente il caffè prende piede anche in Italia che lo adotta molto più velocemente rispetto al resto d’Europa. Nascono le prime caffetterie a Venezia e in altre città di rilievo. Le caffettierie diventarono presto dei centri importanti per la vita sociale e culturale dell’Italia di quegli anni, dei luoghi comuni in cui le personalità più colte dell’epoca si ritrovavano per socializzare e dibattere. È così che nasce la moda dei caffè letterari, frequentati da così tanti filosofi, letterati e artisti da diventare circoli letterari. Questi daranno il nome all’importante rivista dell’illuminismo italiano “il Caffè” di Pietro Verri. Un famoso esempio è lo storico caffè Florian di Venezia che dal 1720 è ancora oggi in attività e ha ospitato nelle sue bellissime sale personalità di spicco come Dickens, Byron e Shelley.
Il caffè italiano
Dobbiamo però aspettare fino agli inizi del Novecento per la nascita dell’iconico caffè italiano: L’Espresso.
Nel 1884 infatti, Angelo Moriondo brevettò la sua macchina per il caffè istantaneo che gli avrebbe permesso di soddisfare più clienti in minor tempo. Ma la macchina di Moriondo non va confusa con la vera e propria macchina per il caffè espresso. Ideata nel 1901 dal milanese Luigi Bezzera, la macchina per l’espresso rappresentava a pieno lo stile italiano: qualità della materia prima, aromi e gusto unici che lo contraddistinguevano.
Dopo questa prima macchina la tecnologia e le macchine per prepare il caffè si evolveranno fino ad arrivare al caffè espresso intenso e cremoso che oggi tutti nel mondo riconoscono come simbolo italiano.
Caffè per tutti: la Moka
Per gli italiani prendere il caffè al bar non era più abbastanza. Era necessario abbassarne i costi e farne una bevanda così accessibile da averla nelle proprie case.
A Napoli si beveva caffè già dal 1771. Portato da Vienna da Maria Carolina d’Asburgo e di facile reperibilità grazie alla presenza del porto di Napoli, l’uso del caffè si diffuse rapidamente. Molto presto nelle case dei napoletani inizia a essere presente la cosiddetta Cuccumella o caffettiera napoletana. La caffettiera napoletana altro non è che la predecessora della Moka di Bialetti.
Bialetti aveva proprio l’obbiettivo di portare il caffè nelle case di tutti, senza il bisogno di avere una macchina da espresso; fare il caffè doveva essere pratico e economico. Egli ebbe l’idea osservando la moglie fare il bucato con un tipo di lavatrice che sfruttava il meccanismo di ebollizione dell’acqua e con il suo vapore creava una pressione sufficiente per risalire lungo un tubo e fuoriuscire dal filtro. Il meccanismo della Moka è esattamente questo ed è rimasto invariato fino ad oggi. Per quanto riguarda il nome invece, Bialetti optò per un omaggio al luogo di cui il caffè è originario. Mokha, infatti, è una città portuale dello Yemen, da dove salpavano le navi cariche di caffè di qualità arabica per l’Occidente.
Il caffè per gli italiani
Il piccolo gesto quotidiano di bere caffè si lega così tanto con l’italianità da entrare a far parte dei suoi prodotti culturali. Non è raro vedere il caffè protagonista di film, dipinti, opere teatrali come “La bottega del Caffè” di Goldoni e soprattutto canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana grazie a cantautori come Pino Daniele, Fabrizio de Andrè e Domenico Modugno con la sua ‘o ccaffè.
Insomma, dalla lunga storia che vede il caffè passare da medicinale a pretesto per socializzare, si evince che il caffè per gli italiani non è solo una bevanda dal sapore forte, si tratta ormai di un rituale vero e proprio che viene tramandato in famiglia come momento di condivisione. Non importa dove o quando lo si consuma, il caffè è una coccola il cui solo profumo riporta alle cucine delle nonne con la moka pronta dopo un pranzo in famiglia.
Ecco perché il caffè Made in Italy è un’icona riconosciuta dovunque; il rituale del caffè tramanda efficacemente i più tipici valori italiani oltre ad avere un ruolo da vero e proprio protagonista nella cultura italiana del passato e del presente